Ansia, agitazione, malinconia, tristezza, sconforto, rabbia. Molto dopo – e solo per meno di un terzo del totale – arriva il primo elemento positivo, la “tranquillità”.
Queste sono le emozioni che provano i 175 studenti del Casale (circa il 21% di tutti gli alunni) che hanno risposto al sondaggio “Effetti della Dad” proposto da “Voci di corridoio”, un mix letale che sembra una bomba pronta a esplodere.

…Soprattutto se si considera che l’adesione era volontaria e che quindi è possibile ipotizzare che le risposte evidenzino la percezione della parte più sensibile della popolazione scolastica, la punta dell’iceberg. Non a caso nel 64,6% degli intervistati la capacità di seguire le lezioni è peggiorata e l’umore del 50,3%, da quando è iniziata la DaD, è sfociato nell’insieme di emozioni di cui sopra: ansia (55,4%), agitazione (41,1%), malinconia (39,4%) e tristezza (36%).
SCALA DI GRIGI
Interessante come secondo uno studente “la DaD sia un cocktail di emozioni” e che tra le risposte non “preventivate” dalla domanda ci siano depressione, insoddisfazione e nervosismo. C’è anche chi con meno finezza ammette di “voler esplodere” pensando al suo umore o chi dà parte della colpa ai social, considerandoli come “uno svantaggio capace di provocare malinconie e invidie”. Continua, fortunatamente, a esserci positività: il 26,9% è tranquillo e il 20% sereno. il 25,7% è felice e il 17,1% soddisfatto. Anche se poco, fa la differenza: non tutti si stanno lasciando andare allo sconforto e alla difficoltà di questi tempi, cosa non così semplice come può sembrare.
ALLARME
Gli studenti lanciano anche una richiesta d’aiuto agli adulti con cui sono in contatto per più tempo al di fuori dalla famiglia, i docenti: per il 74,9% l’esigenza principale è più comprensione da parte dei professori, seguita dal 45,7% di chi vorrebbe un maggiore supporto psicologico. Qualcuno chiede “2 ore a settimana” per “sfogarsi con i prof” e qualcun altro pensa che bisognerebbe differenziare il modo di far lezione, per cercare di “suscitare la curiosità degli alunni”. Sono anche preoccupati per gli effetti di questo periodo sulla socializzazione: il 38,3% chiede occasioni di incontro e socializzazione all’interno della scuola e il 40,6% la creazione di gruppi di studio per migliorare il rendimento, l’apprendimento e l’interazione.
ORIZZONTI
Se si analizzano le emozioni degli studenti riguardo al futuro, oltre la pandemia, i lockdown e la DaD, la situazione non migliora, considerato che dopo la curiosità (72%), il 56% afferma di essere preoccupato e il 33,7% impaurito. Il 45,1% prova un senso di sfida, il 25,1% instabilità e il 21,7% smarrimento. Solo in fondo, tra i fanalini di coda, troviamo fiducia (23,4%) e gioia (20,6%). C’è anche chi vuole “prendersi la propria rivincita”, chi nel futuro vede “casa” e chi continua a non farsi abbattere mettendo la “speranza” al primo posto, ma sul totale non pesano che lo 0,6% ognuno. Un obiettivo che ci si potrebbe porre sarebbe quello di salvaguardare la “generazione del futuro”, altrimenti il rischio sarà di non avere più una generazione, ma solo un gruppo di individui esausti e scoraggiati, molto probabilmente anche impauriti da tutto il lavoro da fare per salvare un mondo troppo trascurato dagli adulti.
CONCLUSIONI
Anche se la situazione di pandemia non dovesse migliorare nel breve termine, magari si potrebbe cercare di rendere più sopportabile la situazione che gli studenti stanno vivendo in DaD, ma questo può succedere solo con la collaborazione da parte degli alunni quanto dei professori. Forse la prima cosa da fare sarebbe iniziare ad avere un dialogo aperto invece di puntare il dito sugli errori degli altri. Dovremmo essere alleati in fondo, non acerrimi rivali. Aiuterebbe sicuramente cercare di capire i bisogni di entrambe le parti, per arrivare a un compromesso: sia per gli studenti sia per gli insegnanti questa è una situazione di incessante stress, se è vero che i voti sono una delle parti essenziali del percorso scolastico, è anche vero che continuare a darne senza soluzione di continuità, nonostante la mole già grande di cose da fare, non andrà a vantaggio di nessuno. Soprattutto in vista di un eventuale ritorno in aula a fine aprile o maggio, con poche settimane di lezioni in presenza e presumibilmente con l’alternanza al 50%.
Electra Arduini, 3A SIA