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martedì, Aprile 30, 2024
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Attivisti: vandali o profeti?

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Gli attivisti di “Ultima Generazione” sono un gruppo di giovani militanti che portano avanti proteste, non violente, per rendere nota l’emergenza climatica e spronare la politica e la società ad azioni concrete e decise a riguardo. Al posto di forme più tradizionali di protesta, gli attivisti di “Ultima Generazione” hanno scelto di mettere in atto dei veri e propri “assalti” alle opere d’arte: sostanze e liquidi di vario genere sono infatti stati usati contro capolavori del patrimonio artistico e culturale internazionale.

Ma cosa ne pensano studenti e personale del nostro istituto? Sono informati su questo fenomeno? Ne condividono intenti e mezzi? La redazione di Voci di Corridoio ha condotto una serie di interviste presso l’istituto per rispondere a queste domande.

Di certo gli alunni intervistati hanno dimostrato un interesse verso le proteste che coinvolgono le opere d’arte: infatti la maggior parte di loro ha associato immediatamente la parola “attivista” all’episodio del 28 Gennaio 2024, quando due attiviste hanno lanciato della zuppa contro il vetro protettivo della “Gioconda” di Leonardo Da Vinci, custodita a Parigi al Museo del Louvre. Tuttavia, alla domanda generale riguardo alle conoscenze degli ultimi avvenimenti, 3 intervistati su 8 non avevano compreso la domanda fino a quando non è stato fornito un esempio specifico di un episodio ai danni di opere d’arte.

Dalle diverse opinioni raccolte si può dedurre che in generale gli intervistati non sono favorevoli al metodo utilizzato da parte degli attivisti:

“colpire le statue, fermare il traffico non sono cose che migliorano la situazione ambientale”

ha precisato Maria Luigia Torretta, alunna della 4^A TUR. In più la sua compagna, Greta Panzeri, ha sottolineato l’importanza di cambiare il metodo di protesta e di optare per un approccio più civile e pacifico.
In particolare, riguardo alle proteste che bloccano le strade, gli studenti hanno sostenuto una posizione d’equilibrio tra le due parti, mettendosi nei panni sia dei manifestanti sia dei cittadini. Fabiana Falzoni (5^B TUR) ha dichiarato infatti che “ovviamente (gli attivisti) vanno ascoltati, perché se protestano un motivo c’è, ma per risolvere un problema non se ne possono creare altri alla comunità”.

Inoltre Emanuele Falzoni (3^A SIA) ha raccontato di aver guardato un video sui social in cui uno scienziato, che si occupa di questioni legate all’inquinamento e alle risorse, si è trovato bloccato in strada a causa di una manifestazione e ha sottolineato come bloccare le strade possa impedire il lavoro di coloro che cercano di risolvere i problemi per cui si manifesta.

Quando, invece, sono state prese in considerazione le azioni che colpiscono le opere d’arte e i monumenti, la maggior parte degli intervistati ha ammesso che sono atti gravi, anche se per essi vengono comunque utilizzate vernici che non danneggiano, poiché come ha dichiarato il professore Sergio Russo, docente di Geografia, «sono in qualche modo coscienti del danno che potrebbero fare».

Inoltre emerge come, secondo Fabiana Falzoni, debba ritenersi insensato colpire le opere d’arte e i monumenti perché

“è solo un fenomeno che va virale per un certo periodo poi viene dimenticato”

e ciò suggerisce che, nonostante l’attenzione temporanea, i danni non portano a un cambiamento significativo: a ciò si aggiunge poi il fatto che questi avvenimenti si trasformano in meme su internet e non raggiungono le persone a cui sono destinati.

Quale dunque potrebbe essere una soluzione per fermare questo tipo di attivismo? Francesco Carlomagno (3^A SIA) ritiene che il termine “fermare” sia sbagliato,

«è più adatto  “convertire” il metodo e l’approccio per risolvere il problema».

Secondo Antonio Romano, appartenente al personale ATA, è preferibile fermare questi attivisti attraverso il dialogo, senza ricorrere alla violenza, ma è importante ascoltare ciò che hanno da dire per arrivare a una soluzione che soddisfi le loro richieste e che non danneggi i cittadini, perché per Antonio «sono giuste le cause, ma non il mezzo» .

In ultima analisi, secondo gli intervistati, essere ambientalisti non significa necessariamente appartenere ad un’organizzazione di attivisti, come ha spiegato il professore Russo che si ritiene un ambientalista, anche se non fa parte di nessuna organizzazione e non partecipa a manifestazioni, però rispetta ciò che è giusto fare nella propria vita quotidiana. Tuttavia, come ha precisato Fabiana Falzoni, anche gli ambientalisti «sono persone che cercano di portare i politici a prendere dei provvedimenti sul problema trattato».

E cosa ne pensa dell’attivismo di “Ultima Generazione” chi ha fatto dell’arte l’oggetto della propria passione e del proprio lavoro? A dircelo è stata la professoressa Laura Nizzoli, docente di Storia dell’Arte presso la nostra scuola, secondo cui, arte e attivismo sono sempre andati “a braccetto” e l’arte viene usata come strumento di protesta, perché per la società è un punto sensibile e questo permette di influenzare l’opinione pubblica.

L’arte, infatti, è di tutti: passa oltre le barriere linguistiche e personali, arriva direttamente al cuore e rispecchia opinioni, sentimenti e pensieri. Tuttavia, dovrebbero essere gli artisti a informarsi e dedicarsi a questi temi attuali e tramite le proprie opere ampliare le problematiche per arrivare alle persone e non gli attivisti a “rovinare” le opere per farsi ascoltare e far conoscere il problema: solo in questo modo si potrà davvero fare la differenza e creare un dialogo costruttivo anche con chi ha il potere politico ed economico di avviare un cambiamento efficace.

Ehdaa Attia 4A RIM e Martina Talarico 4A TUR

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