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giovedì, Gennaio 23, 2025
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Recensione de “Il valzer degli addii”

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In continuità con il tema filosofico-metafisico, elemento caratterizzante dell’articolo precedentemente pubblicato, presentiamo ai lettori la recensione di una delle più celebri opere di Kundera: “Il valzer degli addii”.

Romanzo concepito in Boemia nel 1972 e pubblicato all’estero a causa della censura, precursore de “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, “Il valzer degli addii” ha riscontrato un successo straordinario nell’Europa del XX secolo e viene definito dall’autore stesso come “il romanzo che in un certo senso mi è più caro”.

Ambientato in una cittadina poco distante da Praga, il racconto ha come fulcro le storie di personaggi diversi, sconosciuti e sconnessi tra di loro o vecchie conoscenze riunite dalle circostanze e dal caso, elemento ricorrente che contraddistingue il romanzo dalle prime pagine sino alle ultime.

Vista sulla cattedrale di Praga

La storia segue le vicende di Klima, un famoso trombettista sposato con Kamila, il quale, dopo uno spettacolo messo in scena presso una piccola località termale, trascorre la notte con un’infermiera, Ružena, che rimane accidentalmente incinta e che Klima vuole convincere ad interrompere la gravidanza.

Il resto si svolge attorno a questo avvenimento, anche se le storie che se ne dipanano sono tanto interessanti da riuscire quasi a metterlo in secondo piano e renderlo subalterno. Il libro ha la struttura di un’opera teatrale in prosa ed è diviso in cinque atti, ognuno dei quali (che prende il nome di “giornata”) racconta le vicende dei personaggi, consentendo al lettore non solo di approfondirne la vita, ma permettendogli di affacciarsi sulla sfera psicologica e ideologica che li caratterizza, fiore all’occhiello della narrativa di Kundera.

Trama che, in quest’opera in particolare, viene arricchita dalla descrizione delle ambientazioni autunnali: i colori accesi degli alberi, fuochi che circondano la città, e il candido splendore di una luna tonda, elemento caratterizzante del romanzo che accompagna ogni notte, d’amore o di turbamento, tanto da essere definito “racconto lunare” dall’autore in persona.

I temi sono diversi e vengono espressi tramite le circostanze in cui si trovano i protagonisti, talvolta mischiandosi al loro passato.

Viene discusso l’aborto, molto controverso nella Boemia di quei tempi, sotto l’aspetto scientifico e religioso, quest’ultimo tanto profondo da sfociare in una riflessione più complessa sul valore di generare nuova vita e sulla natura dell’uomo. Natura oscura e maligna che contraddice la religione stessa e la sfida con la convinzione che l’uomo non sia degno di essere replicato, convinzione accentuata dall’ipotesi che Gesù avesse amato così tanto Dio al punto da non riuscire ad ammettere che la sua opera fosse sbagliata. Si sottolinea al contempo il potere che il cuore vanta sugli uomini (e perfino sulle divinità) facendosi preferire alla ragione e sentenziando che debba essere la volontà di ogni singolo uomo a decidere in merito alla procreazione, scegliendo tra una visone positiva dettata dal cuore e una, più giusta ma quasi distopica, concepita dalla ragione.

Viene analizzato anche il rapporto che intercorre tra colpevole e vittima, un pensiero complesso che ha inizio con l’affermazione secondo la quale ogni uomo sia capace, in determinate circostanze, di commettere un omicidio, fino al punto da ipotizzare che, se non ci fossero leggi o rimorsi, le persone inizierebbero ad uccidersi l’un l’altra provocando l’estinzione della specie. Viene quindi descritta la capacità di mandare a morte un proprio simile come una delle caratteristiche innate dell’uomo e viene sottolineato come non sussista differenza tra persecutore e perseguitato, in quanto ogni carnefice avrà un carnefice a sua volta e ricoprirà contemporaneamente il ruolo di assassino e assassinato.

È per questo, infatti, che una delle poche cose che l’uomo è in grado di fare è attribuire la colpa a Dio per averlo creato tanto crudele.

In conclusione, lettura scorrevole, dinamica, interessante, e, nonostante il peso specifico dei temi trattati, leggera, come è tipico dei capolavori dello scrittore: questa volta, però, a caratterizzare l’opera è un pensiero molto critico e stimolante per il lettore, il quale viene messo in discussione in prima persona ed è così obbligato a schierarsi, sulla base degli esami di coscienza e dei numerosi interrogativi che sorgono in maniera del tutto inaspettata tra una pagina e l’altra.

Damiano Maggiolini 4A AFM

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