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Recensione de “L’insostenibile leggerezza dell’essere”

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S ono passati mesi dalla morte del celebre scrittore ceco Milan Kundera, avvenuta nella sua casa a Parigi l’11 luglio di quest’anno, ma nonostante la sua fama non tutti hanno avuto l’occasione di conoscerlo attraverso i suoi lavori. Per questo motivo, proponiamo ai lettori una nostra personale recensione della sua opera più significativa, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”.

Scritto in Francia nel 1982, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” è un romanzo filosofico ambientato in Boemia, in particolare a Praga, nel periodo antecedente la caduta del muro di Berlino, durante l’occupazione della Repubblica Ceca (allora Cecoslovacchia) ad opera delle truppe del Patto di Varsavia.

Karlsbrücke (Ponte Carlo), Praga

La storia vede come protagonisti quattro personaggi (Tomáš, Tereza, Franz e Sabina), dotati di propri ideali e personalità divergenti, le cui storie vanno a intrecciarsi l’una con l’altra, creando una catena “causa-effetto”, secondo la quale gli eventi trovano continua evoluzione gli uni negli altri, stravolgendosi costantemente e infondendo al lettore il gusto di proseguire con il racconto. L’abilità dell’autore risiede, infatti, nel narrare gli eventi con una tale dinamicità da rendere scorrevole la lettura, alternando la storia con temi filosofici, fornendo numerose citazioni di artisti e studiosi e analizzandone le ipotesi con il fine ultimo di indurre il pubblico stesso a riflettere.

L’argomento dominante è l’amore, tormentato non da eventi “reali”, ovvero fatti che accadono, bensì dalla caratterizzazione stessa dei personaggi, dal loro modo di pensare e dalle loro angosce più profonde, che li portano a compiere scelte affrettate e sconclusionate in balia di rabbia, dolore e smarrimento.

Tuttavia i temi affrontati sono molteplici. Il titolo del libro, per esempio, fa riferimento all’insensatezza delle scelte compiute dagli uomini che, in considerazione del fatto che la vita non può essere ripetuta e quindi sottoposta a verifica, diventano irrimediabilmente leggere: “quello che avviene soltanto una volta è come se non fosse mai avvenuto”, secondo il proverbio tedesco “Einmal ist keinmal”.

Viene inoltre descritto il senso della vita in rapporto alla chiamata del Destino, espresso attraverso l’esemplare citazione “Muß es sein?(Deve essere?)” “Es muß sein! (Deve essere!)” del Quartetto per archi n.16 di Beethoven.

Infine, vi è l’analisi della tesi del filosofo greco Parmenide, avente come fulcro la contrapposizione tra leggerezza e pesantezza: il mondo è formato da coppie di elementi opposti positivi e negativi che si attraggono secondo il principio per cui “chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi è leggero”.

Il libro tratta anche numerosissime altre tematiche, tra le quali la complessità di entrare in sintonia con la persona amata o l’unicità e l’irripetibilità della vita rapportata all’ignoto che la contraddistingue.

“L’insostenibile leggerezza dell’essere” rappresenta quindi una somma espressione di idee riguardanti vita e amore: storia, significato e tecnica si fondono, dando vita a un connubio perfetto caratteristico dei maggiori successi dello scrittore (come ”Amori Ridicoli” e “Il Valzer Degli Addii”) e ricco di sapori ed emozioni.

Per questo se ne consiglia la lettura a tutti, amanti del genere e non, specialmente perché in un istituto come il nostro non è comune per gli studenti conoscere e approfondire di propria iniziativa capolavori come questo.

Damiano Maggiolini 4A AFM

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