Amare liberamente una persona per noi è una cosa comune, ma purtroppo non è sempre così. Tutt’oggi la scelta di essere liberi di amare è un lusso che non tutti si possono permettere, soprattutto se sei una donna. Saman Abbas, una ragazza nata in Italia da genitori pakistani, ha scelto di amare senza condizioni e per questo motivo secondo gli investigatori è stata assassinata dalla sua famiglia.
Tutt’oggi non si hanno notizie dettagliate sulla storia di Saman, gli stessi inquirenti hanno ipotizzato i reati di sequestro di persona e omicidio aggravato dal legame di parentela con la vittima, premeditazione e futili motivi, ma tutto questo in assenza del cadavere, che non è stato trovato. Al di là del percorso processuale, è certo il contesto culturale in cui si è svolta la storia di Saman, una ragazza come tutte, con i propri sogni e obbiettivi che nella sua strada è stata ostacolata dai genitori che, a causa della loro ignoranza e da una mentalità retrograda troppo diffusa in Pakistan, il paese d’origine, hanno deciso di imporle l’opposto di ciò che voleva, cioè di sposare un cugino più grande di 11 anni per seguire una tradizione basata non sulla religione, ma su un’idea maschilista portata avanti nel tempo e interpretata come precetto religioso.
Quando lei è venuta conoscenza di questa notizia ha deciso di scappare in Belgio, trovando poi le forze di chiedere aiuto ai servizi sociali denunciando i propri genitori alla Procura della Repubblica di Bologna per costrizione al matrimonio; per questo motivo è stata collocata in una struttura d’accoglienza protetta, dove ha iniziato un nuovo percorso e per la prima volta si è sentita davvero libera, tanto che aveva trovato un fidanzato, Saqib Ayub, con il quale voleva trasferirsi in Francia. Infatti raggiunta la maggiore età Saman decide di tornare a casa per prendere i documenti, forse spinta da un messaggio della madre che le diceva «Ti prego fatti sentire, torna a casa. Stiamo morendo. Torna, faremo come ci dirai tu»; peccato che i genitori non le abbiano consegnato i documenti e che dal ritorno a casa si siano perse le sue tracce.
Da qui sono partite le ricerche dei Carabinieri, che hanno perlustrato Novellara, in provincia di Reggio Emilia, e tutto il territorio circostante senza esito. Mentre veniva aperto un fascicolo per sequestro di persona si scopriva che i genitori erano volati in Pakistan, il telefono della ragazza risultava spento e il suo nome non era scritto in nessuna lista d’imbarco per qualunque località d’Europa. L’unica traccia i filmati presi da una telecamera nei quali si vedono lo zio e due cugini di Saman con in mano un pala e dei secchi, che spinge gli inquirenti a passare dall’ipotesi del rapimento a quella dell’omicidio. Viene fermato il fratello di Saman, che negli interrogatori confessa di aver preso parte all’assassionio, che sarebbe stato commesso dallo zio Danish Hasnain, come indicato anche dal fidanzato. Hasnain è stato arrestato in Francia, a Parigi, ed è stato estradato in Italia per essere processato; in tribunale sarà forse possibile ricostruire il crimine e scoprire dove si trovano i resti di Saman, per darle almeno una sepoltura.
Poco altro. Saman ha scelto di essere libera, però a cosa è servito? La sua decisione l’ha portata a fare la fine di troppe altre donne, un destino deciso dalla famiglia per aver osato rifiutare il copione che aveva scritto per loro. Molte di più quel destino decidono di accettarlo in silenzio, rinunciando a vivere la loro vita. L’unica differenza forse è che della storia di Saman se n’è parlato, semplici parole per ricordare un’altra morte.
Niki Tariverdi, 2B FMT