In cosa consiste il lavoro di un Dirigente Scolastico? È una professione che riesce ad emozionare chi la svolge? Quali iniziative e progetti caratterizzano o caratterizzeranno l’ITS “Luigi Casale”? Abbiamo chiesto questo e altro al Dirigente Scolastico Elda Frojo, raccogliendo le domande degli studenti di alcune classi in rappresentanza dei diversi indirizzi del nostro Istituto.
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Il suo lavoro è considerato molto importante, ma esattamente in cosa consiste?
«È difficile da spiegare. È un ruolo che passa da funzioni completamente diverse: da un lato, c’è la parte didattica, che è quindi quella di coordinare la scuola verso certi orientamenti, capire quali attività possono essere utili ai ragazzi, proporre progetti di formazione, rivedere il piano dell’offerta formativa e dare proposte in questo senso. Dall’altra, c’è tutta la parte, che è più pesante dal mio punto di vista e sempre più pressante, che è quella amministrativa: vigilare sulle procedure d’acquisto, capire come reclutare il personale, cosa che purtroppo non sempre è facile da fare, seguire dal punto di vista anche disciplinare quello che fa il personale, mantenere i rapporti con le altre istituzioni, perché ovviamente la scuola non è isolata, e informarmi a mia volta».
È contenta di come sta andando il progetto “Voci di Corridoio”?
«Bello, mi piace molto. È un modo per dare voce alle varie componenti della scuola e anche per far capire ai ragazzi l’importanza della parola e dello scrivere, di quanto bisogna stare attenti quando si scrive e come il messaggio possa essere interpretato. Insomma, è un’attività che a me piace molto».
Ci sono progetti in corso?
«Si, ci sono dei progetti che stiamo portando avanti. L’anno prossimo dovremmo avere più strumenti anche per sperimentare una didattica un po’ alternativa, però, per arrivarci, devo lavorare sulla parte burocratica. È un po’ una rincorsa, perché ci sono delle scadenze e allo stesso tempo siamo rallentati dai lavori: come fate fatica voi a fare lezione, faccio fatica io a concentrarmi. Di progetti ne abbiamo in cantiere, volevamo lavorare su alcuni indirizzi: già quest’anno, per esempio, tutto il CAT ha seguito il corso per i droni che è una novità. L’anno prossimo vedremo di lavorare anche sul TUR. I PON su diverse materie, in modo particolare le lingue, hanno comportato un’enorme mole di lavoro, però spero che sia servito a dare qualcosa in più agli studenti. E di sicuro qualcosa d’altro faremo».
3 A RIM
Che cosa insegnava prima di fare il Dirigente Scolastico?
«Diritto ed economia».
Che emozioni le suscita dirigere una scuola?
«Molte, anche perché sai che nella tua scuola ci sono molte persone, non solo i ragazzi che sono la cosa più importante, ma anche le loro famiglie. Sai che alcune decisioni ricadono più o meno direttamente anche sulla vita degli altri. In più devi muovere soldi pubblici e c’è il senso della responsabilità di cercare di spenderli nel modo migliore possibile, cercando di raggiungere degli obiettivi che abbiano un senso».

3 C TUR
Quando era studentessa cosa pensava della scuola?
«Ho frequentato un liceo a Milano e francamente pensavo fosse vecchio, non solo l’edificio, ma anche il modo di fare scuola. Mi è comunque sempre piaciuto leggere e studiare, per cui ho avuto un’esperienza complessivamente positiva, soprattutto alle elementari e alle medie. Il liceo per certi aspetti l’ho trovato un po’ deludente».
Come vedeva il ruolo da Dirigente?
«Allora era un ruolo completamente diverso e si parlava di “Preside” (ed è rimasta tuttora questa definizione). Aveva molti meno compiti: era più una funzione di coordinamento degli altri docenti e doveva intervenire se c’erano problemi con la condotta. Però, di sicuro, non avrei mai pensato di fare questo nella vita».
3 A AFM
Le piaceva il francese?
«Non l’ho mai studiato. Nella mia scuola ho sempre studiato inglese, ma mi sarebbe piaciuto».
Pensa che il corso EsaBac sarà mantenuto?
«Certo che sì, è un ottimo corso. Trovo “buffa” la distinzione tra i tecnici e il liceo invalsa nella scuola italiana: sembra ancora che il liceo sia una scuola di grado superiore, di qualità superiore. In realtà, l’EsaBac è la dimostrazione di come in Francia quello che qui viene considerato e chiamato istituto tecnico è un liceo. Quindi è solo questione di come chiamiamo le cose. L’AFM è un corso molto impegnativo e bello secondo me con queste opzioni che dà».

4 B TUR
Crede che entro la fine dell’anno sarà possibile usare la biblioteca durante il pomeriggio?
«Quest’anno è stato tutto buttato all’aria per questi lavori. La biblioteca è uno dei locali su cui volevo lavorare di più. Messa così serve un po’ a poco: ci sono tanti libri che non hanno più ragione d’essere, vecchi saggi e campioni. Bisognerebbe riorganizzarla e non so se riusciamo a farlo bene, però, di sicuro, è tra le cose da fare. Per i pomeriggi di studio qua l’anno prossimo ci vogliamo organizzare a prescindere dalla biblioteca. Quest’anno è stato tutto complicato dai lavori e dal fatto che siamo sempre stati limitati dalla pandemia. Io spero che l’anno prossimo ci sia una scuola normale.»
Cosa vorrebbe migliorare riguardo al suo rapporto con gli studenti?
Mi piacerebbe l’anno prossimo riuscire a entrare di più nelle classi, conoscere meglio gli studenti: tra l’aspetto pratico delle mascherine, l’essere presi da comunicazioni, aule che si spostano, lavori, rapporti con la provincia e progetti, mi sembra che il mio ruolo si stia rilegano a quello di burocrate che non era esattamente quello che avevo in mente. Spero che l’anno prossimo ci porti ad avere la possibilità di discutere insieme alcune cose, di radunare gli studenti e svolgere le assemblee coi rappresentanti di classe. Insomma, partecipare un po’ più attivamente alla vita della scuola insieme agli studenti che sono la ragione principale del mio lavoro, se no non avrebbe senso.
5 A SIA
Sarà reintrodotto il questionario di autovalutazione dei professori?
«Si, quest’anno mi piacerebbe riproporlo. Credo di riuscire, avevo già in mente di riproporlo.»
Ha già pensato a delle linee guida per la seconda prova?
«Agli studenti di quinta posso dare tutta la mia solidarietà, perché l’ordinanza definitiva non è ancora stata pubblicata quindi noi ragioniamo sugli Esami di Stato (ndr l’intervista è stata fatta prima della pubblicazione dell’ordinanza), che saranno a giugno, sulla base di una bozza, non di un’ordinanza definitiva. Si sta pensando che la seconda prova sarà comunque elaborata a livello di commissione di istituto, all’interno delle commissioni che faranno parte dell’Esame di Stato. Se fossi al posto degli alunni di quinta, non mi preoccuperei tantissimo, perché comunque viene fatta dai loro docenti, sulla base dei programmi che hanno effettivamente svolto, diversamente rispetto a quando la prova calava dell’alto e per cui poteva anche capitare un argomento che magari la classe non aveva toccato. Insomma, in questo caso è impossibile, quindi chi ha studiato può stare tranquillo».
Fatima Sayari, 4A SIA