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“The last of us”: la serie non tradisce il videogioco

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er diversi motivi le serie tratte da videogiochi hanno sempre avuto una pessima reputazione,
forse perché nell’immaginario degli appassionati le aspettative sono talmente alte da non poter essere esaudite. Sì esistono delle eccezioni, come Cyberpunk Edgerunners o Arcane per League of Legends, ma le delusioni sono una costante: Halo, Tomb Raider, Assassin’s Creed, Warcraft solo per citare alcune tra le ferite più dolorose.

the last of us serie

E’ comprensibile a quale rischio si siano esposti allora gli sceneggiatori di “The last of us”, cui è stato affidato il compito di sviluppare la serie tv a partire da un videogioco che, pur lanciato nel 2013, è già un oggetto di culto. La serie prodotta dalla HBO nel 2023 ha avuto un impatto incredibile sin dal primo episodio, conquistando un pubblico esigente. Per farlo il creatore Craig Mazin si è messo in contatto con Neil Druckmann, co-presidente della Naughty Dog (casa di sviluppo del videogioco) in modo tale da rendere omaggio nel modo migliore al titolo, prendendo spunto dai commenti fatti su di esso anche dai videogiocatori.

Pedro Pascal e Bella Ramsey, controparti di Joel ed Ellie nella serie

Un pensiero diffuso tra i fan era la sensazione che il gameplay rallentasse lo sviluppo della storia, la parte più interessante del gioco; da questo contesto viene da pensare che la transizione in serie fosse perfetta per migliorare l’esperienza e i produttori hanno approfittato di questo vantaggio arricchendo la trama di elementi e apportando modifiche come la relazione tra Bill e Frank (personaggi la cui storia viene raccontata brevemente nel gioco), a cui viene dedicata un’intera puntata, e la sostituzione delle spore con dei viticci di fungo come metodo di espansione dell’infezione, per evitare che i personaggi tenessero maschere per lunghi periodi di tempo come nel gioco, oppure i flashback che danno contesto e permettono di romanzare di più gli avvenimenti.

Tutti questi elementi consentono di rimanere fedeli alla storia del gioco e allo stesso tempo di rendere la narrazione più efficace, soddisfacendo sia le esigenze dei puristi sia quelle degli spettatori che si sono avvicinati al mondo di “The last of us” per la prima volta.

Stefano Cau, 5A SIA

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