Da parecchi anni ormai si parla del futuro della mobilità su quattro ruote, toccando argomenti molteplici: si parte dall’impiego dei propulsori elettrici e dei sistemi di guida autonoma fino ad arrivare alle auto dotate di computer capaci di controllarle in casi di emergenza, come perdita di aderenza all’asfalto.
LE CONCEPT CAR
Come sostiene il CEO della General Motors, Marry Barra, “nei prossimi 5 anni, l’auto cambierà più che negli ultimi 50”, il che è vero, poiché vari costruttori stanno investendo molto nella R&S (Ricerca e Sviluppo) realizzando auto prototipo: lo sta facendo Toyota, o, per meglio dire, il suo istituto di ricerca chiamato TRI (Toyota Research Institute), che nel 2020 ha costruito il modello LQ, ossia la prima auto elettrica a guida totalmente autonoma e dotata di “Yui”, un’intelligenza artificiale che va oltre il concetto di assistente vocale, poiché è progettata per imparare dal conducente e, con l’ausilio di tecnologie avanzate, è in grado di creare un’esperienza emotivamente coinvolgente per il conducente e i passeggeri. Anche se la vettura rimarrà sperimentale, non è remota la possibilità che un modello con caratteristiche simili possa approdare nel mercato.
Un’altra concept car del colosso nipponico consiste in una versione modificata della Supra GR, munita di componentistica da competizione e di un apposito software atto a intervenire in circostanze pericolose per il conducente, non solo limitandosi alla frenata autonoma, ma riuscendo a effettuare sbandate controllate anche per decine di metri (“drifting” per gli esperti): si tratta di un supercomputer abile nel calcolare ogni 20° di secondo una nuova traiettoria per poter evitare un ostacolo imminente. Ciò fa intuire quanto il suddetto segmento abbia fatto passi avanti nei sistemi volti a migliorare la sicurezza stradale.
LE E-CARS
Riguardo invece alla tanto discussa “rivoluzione elettrica”, ritenuta l’alternativa più sostenibile ai motori endotermici, bisogna sottolineare che la realtà non corrisponde esattamente a quello che si pensa. Difatti, occorre subito considerare che, per quanto possano sembrare ecologiche, viste le emissioni dirette nulle, le auto elettriche sono alimentate adottando le batterie al litio: produrle danneggia non poco l’ambiente e la salute umana a causa dell’estrazione della materia prima e di altri metalli impiegati. In aggiunta, per portare l’elettricità alle colonnine di ricarica pubbliche, è necessario realizzare centinaia di chilometri di cavi, quindi impiegare tonnellate di rame, il quale aumenta in maniera ulteriore l’impatto ambientale. Considerando quindi l’intero ciclo produttivo di una vettura elettrica (dalla linea di montaggio, alla produzione di energia, all’utilizzo fino allo smaltimento finale), come risulta da uno studio di Volvo, se non si utilizzano fonti rinnovabili il suo impatto non è granchè inferiore a quello di una endotermica: questo fa capire che le e-cars non sono a impatto zero sull’ecosistema, anche se in termini di emissioni totali vincono lo stesso in confronto a quelle alimentate a benzina. Per fortuna, esistono ampi margini di miglioramento, considerando che nel giro di qualche anno la loro produzione potrà abbassare il livello di emissioni generate.
Tutto sommato il futuro su strada si prospetta carico di speranze e progetti, ma sono necessari passi in avanti concreti per poter plasmare una visione più nitida di ciò che sarà.
Alessandro Buttiglieri, 4A SIA