Per celebrare i suoi 100 anni la nostra Scuola, in collaborazione con Scarpanō Teatro e Metodi Attivi, ha avviato durante questo anno scolastico un laboratorio teatrale con l’intento di celebrare il chimico Luigi Casale.
E’ nato così il progetto-spettacolo “It’s only ITS – Casale Amarcord “, un percorso teatrale laboratoriale che, fin dalle sue prime battute, si è prefisso di recuperare una parte della memoria più antica di questa scuola, per farla incontrare con quella più attuale e recente. Un viaggio nel tempo attraverso i ricordi di alcune delle persone che hanno lavorato, vissuto, si sono formate e ancora si stanno formando dentro la nostra celebre scuola..
Durante il lavoro i registi hanno attinto a tutti quei documenti e pubblicazioni che hanno contribuito a costruirne l’archivio e la memoria, in primis il volume uscito per commemorare i 90 anni del Casale, ai quali hanno fuso i ricordi più recenti dei giovani partecipanti al laboratorio.
Dopo un non semplice lavoro di ‘setaccio e selezione’, questi ricordi sono diventati infine i tasselli fondamentali per la costruzione della drammaturgia teatrale.
“IT’S only ITS – CASALE AMARCORD”, lo spettacolo che è stato infine costruito e creato, ambisce a restituire a chi ha frequentato o ancora frequenta il Casale uno specchio di quello che questa scuola è stata in questo suo secolo di vita, fornendole possibilmente stimoli e suggestioni per immaginare come orientare i suoi passi nel futuro. Lo spettacolo andrà in scena venerdì 29 aprile presso i locali della Cavallerizza e durante la serata si potrà ammirare anche la mostra “100 anni di Scuola, 100 anni di Storia” allestita da studenti e docenti del nostro Istituto.
Venerdì 22 Aprile, durante una delle prove dello spettacolo, mi sono recato presso Scarpano’ per intervistare due dei tre registi, Sara Urban e Valentina Cova e alcuni ragazzi/attori, che si sono gentilmente offerti.
Eccone una sintesi:
Voi porterete in scena 100 anni di storia della vostra scuola: come vi sentite?
RICCARDO – Prima di tutto bene, perché ho una parte importante nello spettacolo; interpreto infatti proprio Luigi Casale! Lavorare a questo testo mi ha fatto capire come questi 100 anni hanno cambiato la scuola e quante persone, nel tempo, hanno frequentato il Casale.
Cosa ha voluto dire tornare a fare un laboratorio fisico, come il teatro richiede, dopo 2 anni di dad?
LAURA – È stata una bellissima esperienza, sono cresciuta insieme ai miei compagni, mi sono aperta conoscendo gente nuova del Casale; all’inizio ammetto che non è stato facile lavorare con gente che non conoscevo.
Qual è stato l’episodio che vi ha colpito di più, fra quelli che vengono raccontati?
RICCARDO – Quello dei diari sulla dad, scritto con i pensieri di molti di noi partecipanti al laboratorio; tra questi pensieri, ce ne sono stati alcuni che non mi aspettavo e mi hanno stupito.
È stato difficile far combaciare l’impegno del ritorno in presenza con la partecipazione al laboratorio? È un’esperienza che vorreste rifare?
SEBASTIANO – Assolutamente no, non è stato difficile, perché avevamo voglia di farlo! Speriamo tanto che ci venga data la possibilità di fare ancora teatro a scuola il prossimo anno.
Descrivete con 3 aggettivi cosa è stato per voi partecipare a questo laboratorio.
RICCARDO – Bello perché mi sono divertito molto!
LAURA – Importante perché facciamo una cosa significativa del Casale.
SEBASTIANO – Un pochino fastidioso in alcuni momenti, quando c’è gente che non impara le proprie battute (si nota un filo di tensione pre-spettacolo, n.d.r.)
Ed ora mi rivolgo a Sara e Valentina mentre Francesco Viletti, l’altro membro del gruppo, sta provando con i ragazzi in un’altra sala.
Qualcuno di voi o della vostra famiglia ha mai frequentato il Casale? Come avete fatto a trovare le fonti per raccontare 100 anni di storia?
SARA – Io non sono di Vigevano, ma Valentina sì e suo papà ha frequentato il Casale e ci ha donato in particolare uno dei suoi ricordi, fra i tanti.
Com’è stato tornare a lavorare in presenza con ragazzi che hanno affrontato quasi 2 anni di dad? Li avete trovati cambiati?
SARA – In realtà abbiamo iniziato a lavorare in presenza già dalla primavera dello scorso anno;
è molto bello, perché il teatro online è “snaturato” anche se è stata comunque una possibilità per continuarlo; abbiamo trovato dei corpi disabituati a stare in relazione e affaticati dall’esperienza vissuta
Quali sono l’aneddoto più divertente e quello più drammatico che vi hanno raccontato sulla nostra scuola?
VALENTINA – Abbiamo chiesto ai ragazzi di procurarci delle storie, andandole a chiedere in giro a scuola ad insegnanti, bidelli e studenti; la più drammatica è stata sicuramente la storia di un preside che tempo fa si suicidò (così ci hanno riferito i ragazzi) e, la più divertente, credo quella di un ragazzo che portava la bici a scuola e la appendeva fuori dalla finestra.
Secondo voi che funzione ha fare teatro a scuola?
SARA e VALENTINA – Ha una funzione fondamentale perché è un’attività che ha una grande importanza in questa fase della crescita; è un linguaggio che mette in atto tutta l’interezza dell’ essere umano, dal corpo alla voce; mira a far riscoprire l’individuo nella sua completezza.
È stato difficile scrivere un testo “a più mani”? Come avete fatto ad integrarvi a vicenda?
SARA – Non è stato difficile e non era la prima volta; ognuno di noi lo fa spesso in vari contesti. Siamo partiti da una scaletta che ha fatto Francesco e ci siamo suddivisi le scene da scrivere e poi abbiamo chiesto ai ragazzi dei contributi, con le storie prese dai professori e dal diario citato prima dai ragazzi.
Gabriele Denti, 4A SIA