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ncastrata tra la Moldavia e l’Ucraina troviamo una striscia di terra il cui popolo, da 30 anni a questa parte, è bloccato tra un passato ormai scomparso e un futuro che tarda ad apparire. Questa è la situazione che sta vivendo al momento la Transnistria.
La Transnistria è considerata uno stato de facto, cioè uno stato indipendente e sovrano, con un proprio capo dello stato, una capitale, una moneta e anche con le proprie istituzioni, ma nonostante ciò non è riconosciuto come stato a livello internazionale, anzi è considerato uno “stato mafia”. Storicamente i transnistriani hanno dichiarato l’indipendenza dalla Moldavia nel 1991 per poter far parte dell’Unione Sovietica, ma nel momento in cui questa si è sciolta sono rimasti senza un appoggio, ancora oggi la Transnistria è considerata parte integrante della Moldavia perché come territorio si trova all’interno dei suoi confini, ma effettivamente vorrebbe un avvicinamento con la Russia. Proprio per questa dinamica la Moldavia è vista come il passato della Transnistria, mentre la Russia è il tanto atteso futuro, che tarda ad apparire.
Ad oggi il conflitto è ancora congelato, sembra che non si riesca a trovare un punto da cui partire per iniziare a districare questo immenso nodo che si è creato. La Russia ha un grande coinvolgimento, perché questo “stato” è il principale strumento che utilizza per mantenere ancora il potere sulla Repubblica Moldava, tuttora la Russia infatti mantiene una presenza militare attiva ed è coinvolta economicamente per sostenere la Transnistria con sussidi di vario genere. A sua volta la Transnistria anch’essa ha un’arma per poter tenere a bada la Moldavia ovvero la centrale idroelettrica di Dubasari, che sorge proprio sul territorio della Transnistria e che fornisce energia elettrica a gran parte del paese. Nel 2018 si provò a risolvere il conflitto con la Conferenza permanente tenuta a Roma, alla quale parteciparono i tre principali interessati assieme all’Ucraina, all’Unione Europea, all’Ocse e agli Stati Uniti. Vennero fissati alcuni punti per migliorare la situazione economica e sociale, ma ancora si vedono pochi miglioramenti.
Facendo un cambio di prospettiva, e osservando questo stato non stato da una posizione più occidentale, mediamente la prima domanda sarebbe “che cos’è la Transnistria?”, comprensibile come quesito per uno “stato” che da più di tre decenni vive nell’ombra trascinandosi dietro molteplici difficoltà socio-economiche. La Transnistria infatti non ha alcuno strumento per promuoversi, se non il conflitto tra la Russia e la Moldavia, il turismo è molto limitato e ci sono anche tante credenze (più o meno) false su questa regione. La Transnistria, per chi vagamente ne ha sentito parlare, è vista come un posto pieno di corruzione, violenze e pericoli, nella realtà però non è solamente questo. Essendo l’ultima repubblica sovietica rimasta, dove ancora si possono vedere stelle rosse, la falce e il martello e statue bronzee di Lenin per le strade della capitale, è istintivo mettere le mani avanti, ma dietro a questi simboli insoliti non mancano la quotidianità e la normalità: bambini che tornano da scuola, vecchiette che vanno verso il mercato e giovani che fanno semplici e normali attività da tutti i giorni, come in qualsiasi altro paese.
La storia della Transnistria si unisce a quella di un’azienda particolare: a solamente due anni di distanza dal 1991 inizia a prendere piede quella che oggi è conosciuta come Sheriff, una holding che è riuscita ad espandersi in ogni settore possibile dell’economia transnistriana, dai supermercati alle squadre di calcio, dalle pompe di benzina a una casa editrice e moltissimi altri ancora, come servizi telefonici e piattaforme televisive. Negli ultimi anni è riuscita a farsi spazio anche nella politica e, grazie a vari legami strategici, a oggi la capitale Tiraspol sta diventando un paradiso per il contrabbando e la corruzione.
Infine, come ha scritto William Faulkner,
il passato non è mai morto, ma non è nemmeno passato
la Transnistria si porterà avanti il peso dei propri trascorsi a lungo, i legami con la Moldavia e la Russia col tempo avranno possibilità di miglioramento, ma il legame con il proprio passato resterà per sempre.
Sterea Irina, 5A SIA