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Donne, motori, Stem e… falsi miti da sfatare

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Quando si parla del settore automobilistico si tende sempre ad averne un’immagine al maschile come se alle donne questo mondo fosse del tutto estraneo. Molte sono, infatti, le frasi fatte che mettono in cattiva luce il mondo femminile in tema di motori: chi non ha mai sentito dire “Donne e motori son gioie e dolori” e “Donna al volante, pericolo costante”? Ma siamo sicuri che sia vero?

Maria Teresa de Filippis

Guardando al passato sono molte le donne che con coraggio hanno vissuto l’automobilismo, donne pilota come Maria Teresa de Filippis (1926-2016) e Lella Lombardi (1941-1992) le prime a qualificarsi più di una volta per il Gran Premio di Formula 1. Inoltre molte parti delle nostre auto sono state concepite da donne. Bertha Benz (1849-1944), per esempio, dopo aver per prima testato il nuovo motore, la Benz Patent Motorwagen numero 3, del marito facendo un tragitto di circa 180 km, essendosi accorta che le pastiglie dei freni in legno si erano consumate, decise di fermarsi al ritorno da un calzolaio per prendere del cuoio per crearne delle nuove.

E se forse l’aria calda in macchina oggi si dà per scontata, è necessario sottolineare che fu proprio una donna a brevettarla nel 1893: stiamo parlando di Margaret Wilcox, un ingegnere meccanico la cui scoperta fu considerata “inutile e senza senso” dai suoi colleghi maschi. Chi di noi poi non ritiene comodi i tergicristalli nelle giornate piovose? Lo sapeva anche la statunitense Mary Anderson (1866-1953) che un giorno notò un autista di un tram che, durante la sua corsa in una giornata piovosa, si fermava continuamente per pulire i vetri dalla pioggia, così brevettò questa invenzione. Inutile dirlo, ma anche i tergicristalli automatici furono in seguito brevettati da una donna. Altri esempi in velocità sono Florence Lawrence (1890-1938), che creò per prima i segnali di stop e le frecce, e Dorothy Levitt (1982-1922), la prima a partecipare a una corsa automobilistica, la quale suggerì anche di inserire nell’auto uno specchietto retrovisore.

Bertha Benz

E queste sono solo alcune delle innumerevoli donne che hanno rivoluzionato il mondo dell’auto. Ciononostante, ancora oggi, quando si pensa a una donna alla guida, si pensa spesso che quest’ultima parcheggi male e che non sappia guidare, ma in realtà diversi studi dimostrano il contrario: l’attenzione alla guida cambia da uomo a donna, e mentre l’uomo è più spericolato, le donne risultano tranquille e dunque meno pericolose. Inoltre studi sugli incidenti dimostrano come quelli fatti dagli uomini risultino più gravi. Bisogna comunque dire che ciò è dovuto anche al fatto che le donne fanno tendenzialmente meno chilometri rispetto agli uomini. Inoltre il pregiudizio delle donne al volante è ancora presente, anche perché a volte sono le stesse donne ad alimentarlo non volendo avere a che fare con la guida.

Rita Levi Montalcini

I pregiudizi sulle capacità delle donne non riguardano tuttavia solo il tema dei motori, ma anche il loro ruolo e il loro successo negli ambienti scientifici in generale. Tramite degli studi si è approfondito come le donne scelgano tendenzialmente facoltà umanistiche, mentre poche si iscrivono a facoltà con materie STEM (acronimo inglese di Science, Technology, Engineering and Mathematics). Studi come il report 2020 sul Gender Gap nelle facoltà Stem condotto da Assolombarda continuano a dimostrare come i risultati delle donne alla fine del loro percorso universitario superino quelli degli uomini. Ma allora perché questo divario?

Samantha Cristoforetti

Spesso si tratta di questioni culturali: sono le stesse famiglie ad alimentare le insicurezze delle donne e a scoraggiarle, sostenendo che studi meno scientifici siano più “adatti” a loro. Eppure abbiamo molti esempi di donne che hanno segnato la storia (si pensi a Marie Curie, Rita Levi Montalcini, Samantha Cristoforetti, Margaret Hamilton e molte molte altre ancora), e l’importanza del contributo delle donne al progresso scientifico è stato riconosciuto al livello internazionale anche dalle Nazioni Unite che hanno individuando l’11 febbraio come Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza con lo scopo di eliminare il divario tra uomo e donna. Ma ancora, purtroppo, non basta a vincere gli stereotipi più radicati nella nostra società e nel sentire comune.

Elena Mazza, 4A AFM

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